Non è più tempo per restare ad osservare

Di Emilia Urso Anfuso – Fondatrice di NoiNazione

2009: presentai ufficialmente l movimento apartitico a sostegno dei diritti dei cittadini italiani NoiNazione

Nello stesso anno fu presentato pubblicamente il M5S

Per diverso tempo prima del lancio del movimento, il cabarettista Beppe Grillo, dalle piazze italiane, aveva sostenuto l’urgenza di mandare a casa i politici nazionali “Nostri impiegati” e folle di cittadini, ammaliati da questo messaggio (peraltro corretto dal momento che la figura del politico doveva essere di servizio per ogni singolo cittadino e non il contrario) ne acclamarono l’avvento .

I M5S si presentarono con modalità distaccate dal sistema politico tradizionale, al punto da pubblicare un “Non statuto”.

Qualche tempo dopo il M5S fece il suo ingresso in Parlamento, con lo stesso NON statuto ancora in vigore.

Ecco il documento originale del Non Statuto pubblicato nel 2009: invito tutti a leggere l’ultimo paragafo…

Accenno al 2009 in quanto mi ritrovai a prendere una decisione importante, la fondazione di NoiNazione, in concomitanza con il lancio del M5S. Nessuno mi aveva offerto denaro, ovviamente, così come nessuna impresa, industria, partito politico, era al mio fianco.

NoiNazione nacque dalla mia personale volontà di dare voce alle giuste istanze dei cittadini italiani, che da troppi anni – già allora – non trovavano modo di farsi ascoltare dalle istituzioni.

NoiNazione

Il percorso del mio Movimento durò pochi anni: il M5S fagocitò l’attenzione generale della popolazione italiana, io operavo da sola come attivista per i diritti civili, anche se il mio NoiNazione era stato presentato in occasione di alcuni incontri pubblici.

Rammento quando, nel 2010, sollecitata da moltissimi lettori e sostenitori della mia idea di civiltà, accettai di candidarmi alle regionali Lazio. Posi però un limite: mi sarei candidata a patto di trovare un partito che accettasse la mia candidatura indipendente.

Trovai apertura in tal senso PSI, presi una miseria di preferenze – come era prevedibile d’altronde – e potei almeno confermare ai miei sostenitori come tra il dire e il fare si trovino in mezzo sempre alcuni oceani.

Perché ho scritto “Come era prevedibile”? Semplice: nel periodo precedente alle elezioni, avevo ricevuto telefonate da Nord a Sud Italia da parte di persone che erano venute a sapere della mia candidatura. “Bella cosa”! direte.

Non proprio, perché vedete, un conto è congratularsi per volere tentare di fare una cosa, un altro conto è proporre un buon numero di voti, spesso da parte di perfetti sconosciuti. Mi hanno insegnato che nessuno ti regala qualcosa.

Non volevo “entrare in politica” per farmi i “caxxi” miei, ma per due ragioni ben precise: la prima, dimostrare ai cittadini che non basta essere in gamba, bravi e competenti, per fare il salto dentro gli ambienti politici.

La seconda – forse più importante ragione – era di tipo personale: conosco la politica, conosco gli ambienti politici, conosco il sistema. So benissimo che nulla o quasi può essere cambiato dall’interno. Anzi.

Ho aperto questo editoriale parlando del M5S in quanto ritengo che oggi, a diversi anni dal loro avvento a pieno titolo tra i partiti nazionali al governo, anche i sostenitori ortodossi mi diano ragione su questo criterio: se entri, fai parte. Se fai parte, non puoi ottenere ciò che serve urgentemente al popolo, altrimenti lo avrebbero già fatto.

Non è poi così difficile da capire.

Possiamo ancora fare qualcosa…

Credo profondamente in una cosa: conoscere permette di ottenere rispetto.

Questa popolazione deve conoscere i propri diritti per ottenere rispetto. Finché questo processo non sarà avviato, non potrà cambiare nulla.

L’azione collettiva NON deve essere di ribellione contro un sistema e misure che sempre più spesso si abbattono contro i diritti dei contribuenti e dei cittadini in generale, quanto di apprendimento dei diritti propri e dei propri simili.

Troppo spesso questa cittadinnza non è messa in grado di capire quando può dire NO e quando non è il caso di manifestare dissenso. Non sono tempi facili a causa di un mucchio di eventi che non permettono troppe vie alternative alla sottomissione al caos globale. Eppure, per quanto difficile possa apparire, sono certa, sono sempre più convinta, che un popolo forte, fiero, conscio, consapevole, informato a dovere, formato alla conoscenza di ciò che è giusto, può fare un grande miracolo: aiutare il sistema politico a non sbagliare oltre.

Non vi sto incitando alla guerra, infatti, bensì alla diplomazia, alla capacità di sapere cosa e come chiederlo a chi è comunque chiamato a generare misure atte a gestire la vita quotidiana di ognuno di noi.

Se dentro di te che stai leggendo esiste la consapevolezza che quanto ho appena scritto è possibile, ti aspetto per procedere insieme in un percorso che tenti almeno di non far crollare tutto, per noi come popolazione, per la politica e i suoi componenti, per la dignità di tutti.

Sarai tu che leggi a decidere, non io, del futuro di NoiNazione: è il secondo treno, lo faccio passare perché in tanti mi chiedono di rilanciare un contenitore di civiltà, di coesione, di diritti, di formazione ai diritti, di coerenza.

Ho chiuso i battenti la prima volta anni fa, ho speso denaro mio – poco in verità dal momento che il web permette di fare tante cose risparmiando denaro – le idee e le azioni portate avanti sono state sempre frutto del mio intelletto. Posso chiudere i battenti la seconda volta.

Sarebbe semplicemente la conferma definitiva che in questa nazione le cose devono andare così: male.

…Ma forse, a pensarci bene, non così male se ai cittadini è sufficiente lamentarsi sui social network senza mai tentare di ragionare insieme ai protagonisto del sistema in cui vive…

3 thoughts on “Non è più tempo per restare ad osservare

  1. Chère Madame,
    Je vous écris dans ma langue identitaire car je sais que vous la maîtrisez.
    Je partage tout à fait l’exigence citoyenne de se constituer en force politique indépendante pour essayer de faire bouger les choses.
    Je ne me fais néanmoins pas beaucoup d’illusions et cela pour plusieurs raisons. La nature de sujets-pas-citoyens des italiens en étant la principale.
    Personnellement, j’ai renié mon appartenance à cette dimension politico-cultutelle et sociale depuis belle lurette (en 1993, pour vous situer) pour embrasser la dimension transculturelle francophone et la conception gaullienne de la 5e République.
    Pour avoir des références italiennes, je vous renvoie à l’immense journaliste Indro Montanelli ou au grand chanteur et moderne troubadour Giorgio Gaber.
    Si toutefois vous souhaiteriez quand même m’associer à votre projet avec ma diversité et ma peculiarité et surtout pas en tant que citoyen italien, je serais ravi de participer au débat.
    Avec mes meilleures salutations.

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