Perché (non) guariremo
Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
“L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire. Non ti vaccini, ti ammali muori, oppure non ti vaccini, ti ammali contagi e fai morire” fu una delle frasi più violente proferite contro la società civile durante la pandemia da SarsCov2.
Violenta in quanto ben sapevano, evidentemente, che quei farmaci chiamati impropriamente vaccini (oggi le risultanze scientifiche internazionali non lasciano dubbi sul tipo di farmaco che non rappresenta un vaccino ma così è stato chiamato impropriamente) non rappresentavano una copertura, una protezione dalla malattia bensì, al massimo e in alcuni casi, a una moderazione dei sintomi e nella migliore delle ipotesi. Molti si ammalarono ugualmente, anche dopo 3 o 4 inoculazioni e no, non si trattò di una passeggiata ammalarsi di quella strana e nuova forma influenzale.
Diciamola tutta: aver sostenuto, anche e soprattutto politicamente, che la sintomatologia della malattia Covid sarebbe stata molto minore grazie all’inoculazione di questi farmaci, in realtà provocò enormi danni alla salute collettiva per ragioni molto semplici.
Milioni di vaccinati italiani circolarono liberamente pur essendosi ammalati, ma con la convinzione di essere protetti e di proteggere gli altri. Ai cosiddetti “asintomatici” – neologismo che modificò la percezione collettiva dei tradizionali “portatori SANI”, ma pluri vaccinati, fu dato diritto di libera circolazione e di contagio.
Ricordo racconti di persone pluri vaccinate che se la ridevano per esser si infette, ma essendo vaccinate, partivano ugualmente per le agognate vacanze, chi in crociera chi con altri mezzi di trasporto ma liberi. Di infettare in silenzio, in maniera occulta.
Portatori (in)sani di virus con mandato pubblico e istituzionale di diffusione.
Perché NON guariremo spiegato a tutti
Molta gente, quindi, diffuse il virus perché furono convinti dalla politica al governo, dagli opinionisti televisivi, da giornalisti ortodossi, non solo di essere stati immunizzato ma anche di poter circolare liberamente per il fatto di essersi sottoposti a più dosi di un farmaco che, ancora oggi e secondo le linee guida di qualsiasi organismo scientifico, a cominciare dal nostro Istituto Superiore di Sanità, è ancora in piena fase di sperimentazione per ciò che riguarda gli effetti collaterali e in generale, gli effetti.
Milioni di italiani diventarono, praticamente, il veicolo del virus a norma di legge…
Leggete qua cosa dice l’AIFA ancora oggi: i tempi di sperimentazione clinica dei nuovi farmaci durano alcuni anni (cliccare sull’immagine per accedere alla pagina del sito AIFA e leggere tutte le informazioni utili)
Ed ecco cosa dichiara anche l’Istituto Superiore di Sanità sulle tempistiche relative allo sviluppo e alla commercializzazione di un nuovo vaccino: si arriva anche a 10 anni (cliccare sull’immagine per accedere alla pagina del sito)
A parte la dovuta ripetizione di informazioni che TUTTI dovrebbero conoscere per diritto costituzionale, ma che invece sono tenute alla portata di chi opera nel settore medico sanitario o di noi giornalisti che trattiamo certi argomenti, voglio spiegare perché NON guariremo.
Non intendo, con questa frase, augurare malattie – ci mancherebbe altro – ma far riflettere su come una popolazione come quella italiana, in larga misura, sia avvezza comunque a credere, a continuare a credere, a ciò che arriva, come informazione generale nazionale, dagli organi di informazione indicati come “unici depositari della verità”, come certe trasmissioni televisive (“lo hanno detto al TG” è una delle frasi tipiche) attraverso ciò che i vari governi in carica stabiliscono “per il bene del paese”.
Il bene del paese: dipende da che prospettiva…
Chiediamoci, però: qual è il bene del paese? Da quale prospettiva si guarda questo “bene collettivo“? E’ importante stabilire questa prospettiva in quanto, evidentemente, per molti italiani è difficile persino comprendere che ci sono due diverse prospettive per ogni singola affermazione.
Perché se il bene del paese lo pensa e immagina un cittadino medio, è facile scoprire quanto questo “bene” si discosti da quello pensato e sostenuto da molti componenti della politica e della cultura nazionali, che alla bisogna sortiscono con imposizioni fuori da ogni logica e per arrivare ad aver ragione son pronti pure a maledire pubblicamente i “disertori” dei diktat politicamente (s)corretti.
Tutto quanto riporto, ormai da oltre 4 anni – essendo la giornalista che per prima ha avviato una lunga inchiesta sulla pandemia – non è ovviamente frutto di opinioni personali, dal momento che la mia professione è il giornalismo e non l’opinionismo.
Nel mio lavoro, lego un fatto a un altro, come quando si compone un grande puzzle, e arrivo al bandolo di una matassa rendendo pubbliche le mie scoperte attraverso documentazioni e dichiarazioni che, altrimenti, la popolazione non potrebbe conoscere.
Ciò che è accaduto negli anni della pandemia mondiale da SarsCov2 in special modo in Italia, è almeno irrituale. Non si urli, sempre e a prescindere, al “bene collettivo” anche di fronte a dati scientifici di fatto, perché in tal modo non solo non si guarisce dalle malattie, ma si resta malati di un sistema perverso che, alla lunga, un po’ come nei casi di Sindrome di Stoccolma, appassionano, affascinano le vittime, che arrivano a chiedere maggiori violenze, pressioni e imposizioni.
Qui le famose “tre dosi” del collega Bruno Vespa, che rispetto ma all’epoca non compresi la sua enfasi su certe dichiarazioni non esattamente logiche:
Overton Windows docet: nel link che trovate qui sotto un mio approfondimento sul tema che fu pubblicato in prima uscita l’8 ottobre del 2022 e poi successivamente su richiesta di molti lettori:
(cliccando sul seguente link si può accedere alla sezione che contiene tutte le puntate della mia inchiesta la prima puntata della quale fu pubblicata il 20 marzo del 2020: sono 7 pagine che contengono ognuna 10 link di collegamento alle varie puntate https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/page/7/)
Desidero, peraltro, ricordare una delle video trasmissioni che registrai durante la pandemia e che fa parte, come altre registrazioni, della mia inchiesta sul triennio pandemico: in questa trasmissione spiegai cosa si intende per “approvazione condizionata di un farmaco”